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Trump e la censura: da che Tweet viene la predica!

Un tweet di qua, un post di là, una storia da est, un tik tok dall’ovest ed in breve i social network sono diventati la nuova piazza mondiale in cui chiunque può scendere e dire la sua; una grande piazza sulla quale si affacciano tutti i palazzi presidenziali del mondo: la finestra del Papa, la stanzetta di Greta Thumberg, il Palazzo di Vetro o i laboratori di tutti i virologi del globo. Poi c’è la gente in strada, i signorotti sul palco, i ribelli aggrappati ai lampioni; ognuno dice la sua e tutto è il contrario di tutto fin quando, nella più totale confusione, persino il Presidente degli Stati Uniti in carica viene azzittito.

Dopo tante prove generali e timidi tentativi, giorno 5 novembre durante un discorso tenuto da Trump, ancora Presidente Usa in carica, nella Sala Stampa della Casa Bianca alcune delle principali televisioni (CNBC, NBC, MSNBC, CBS) hanno interrotto la diretta dopo pochi minuti, senza aspettare la fine del discorso e bollando come “false” le accuse che Trump stava argomentando. Le dichiarazioni del Presidente Trump convergevano sulla sicurezza che il conteggio dei voti per la presidenza della nazione fosse stato alterato, frodato.

A prescindere dalla fondatezza o meno di queste gravi dichiarazioni, sembrava già poco democratico il comportamento di CNN e FOX News, che hanno trasmesso tutti i 16 minuti del discorso del Presidente mettendo in sovrimpressione commenti inibitori come “Senza alcune prove, Trump dice di essere stato brogliato”, svestendo i panni mezzi di informazione ed indossando quelli di fornitori di opinioni, ma i ruoli di assoluti protagonisti nella campagna censoria delle ultime elezioni presidenziali americane spettano senza dubbio a Twitter e Facebook , che hanno letteralmente eliminato gruppi e account di chi sosteneva e cercava di dimostrare con link e documenti l’inattendibilità di alcuni dati elettorali, oltre che etichettare, con incredibile prontezza di riflessi, come “controversa” o “falsa” ogni dichiarazione di Trump, persino durante la campagna elettorale.

I mezzi di informazione non avevano mai indossato le vesti di arbitri della verità, neanche mentre ministri cinesi affermavano che il Covid-19 provenisse da cibi europei congelati o quando autorità iraniane incitavano all’odio ed alla morte; se la nuova vocazione di chi dovrebbe mettere a disposizione solo il campo, dunque, è quella di essere non solo arbitro, ma persino dodicesimo giocatore, la tenuta della democrazia e della libertà di espressione è a forte rischio retrocessione, soprattutto quando questo avviene nel Paese che si autoproclama leader mondiale di libertà e democrazia.

Fonti

 

Articolo scritto il 04/12/2020 da Cunsolo Davide

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