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“Jesus loves me”? Messaggio da censurare, bambina punita negli USA

Tra le tante, la più eclatante ed ampiamente discussa censura, sotto un punto di vista morale e civile, è quella che ha visto vittima l'ormai ex presidente degli Stati Uniti d'America, Donald Trump.
Vari sono stati i "canali" dai quali Trump è stato bannato e censurato ma, tra i maggiori, si possono certamente riconoscere i social network Facebook, Twitter e alcune trasmissioni in cui il presidente uscente parlava di presunti brogli elettorali. YouTube, poi, si è aggiunto alla lista dei censori quando ha rimosso il video pubblicato da Trump, in cui quest'ultimo invitava i manifestanti di Capitol Hill a porre fine all'assedio e tornarsene a casa "in pace".

"Censura" è ormai diventato sinonimo di "punizione", e vede vittime tutti coloro che hanno idee, principi, valori e pensieri differenti da un pensiero unico che tende sempre più a creare individui privi di ogni idea, di ogni valore o principio: soggetti, insomma, facili da persuadere e "indirizzare".

Nell'episodio citato durante la puntata di Missione Paradiso Live di lunedì 15 febbraio, stavolta il censore, o punitore, non è uno Stato, una multinazionale, un gruppo politico, una trasmissione TV, Facebook o YouTube bensì dei semplici funzionari scolastici e, come è possibile immaginare, il soggetto censurato, o punito, non è un Capo di Stato ma una bambina.

Perché mai una bambina dovrebbe essere punita? La logica porta a pensare a un episodio di bullismo verbale o fisico, di vandalismo o ribellione ai danni di dirigenti e istituti scolastici. Così non è, e per questo motivo il fatto sembra non avere alcuna logica, se non insensata e ingiusta: Booth, la bambina in questione, infatti, è stata punita per la scritta riportata sulla mascherina che indossava. Quale messaggio avrà mai potuto contenere e trasmettere la scritta della mascherina in questione, costringendo i professori alla censura? La stessa logica porta a pensare a un possibile incitamento all'odio, alla violenza, alla morte, al razzismo, al disprezzo per la diversità socio-culturale, etc. 

Ancora una volta, non è così. 
"JESUS LOVES ME" (Gesù mi ama) è il messaggio della mascherina. Lydia Booth è una bambina cristiana, figlia di genitori cristiani, che ha voluto allegramente e innocentemente condividere la sua consapevolezza dell'amore di Dio nei suoi confronti. Trattasi di un messaggio d'amore e, in quanto tale, dovrebbe essere apertamente promosso da tutti coloro che sostengono l'idea di "amore universale".
A giudicare dalla forma riflessiva del verbo, inoltre, il messaggio è palesemente rivolto a nessuno se non che alla bambina stessa la quale, di conseguenza, non è nemmeno accusabile d'incitamento di natura politica o religiosa.

I dirigenti scolastici hanno giustificato il loro provvedimento dicendo che la politica del distretto scolastico vietava di indossare protezioni che includono messaggi politici o religiosi. Una risposta che potrebbe apparire sensata se non fosse per il fatto che nessuno di coloro che indossava mascherine riportanti "messaggi arcobaleno" o favorevoli alle rivolte sia stato richiamato, punito o censurato.

Cosa e chi può essere, oggi, definito "degno" di censura? Come è possibile che messaggi diseducativi e pericolosi, di rivolta, di morte, riportanti teschi e parole poco decorose, per non parlare di piaghe sociali come siti pornografici e quant'altro possano non essere ritenuti gravi e censurabili, solo perché "politicamente non offensivi" nei confronti di qualcuno? Secondo la stessa logica, perché mai una mascherina riportante la scritta "Gesù mi ama", indossata da una bambina senza alcun secondo fine, dovrebbe essere ritenuta oltraggiosa e offensiva, perseguibile e censurabile?
Cosa è giusto e cosa è buono? Ciò che produce del bene oppure ciò che ci viene presentato come "politicamente corretto e quindi non censurabile"?
Ma, soprattutto, in virtù di un'uguaglianza tanto desiderata e rivendicata, come mai coloro che predicano l'amore "universale", senza differenze di sesso, colore e religione, continuano ad opporsi all'amore di Dio che i cristiani, come questa bambina e tanti altri tragicamente perseguitati nel mondo, vorrebbero professare e condividere liberamente, lasciando altrettanta libertà di accoglierlo o rifiutarlo?
Dov'è finita questa libertà se si viene censurati anche solo per aver indossato un indumento o un accessorio che riporta il nome di "Gesù"? 
Come può un sostenitore di quella vasta ideologia definita molto genericamente "amore universale" negare la libertà altrui solo perché avente come fondamento la fede in Dio?

Ancora una volta a Missione Paradiso Live, Enzo Incontro, in collaborazione con Notizie dal Fronte, desidera ricordare che una delle prerogative fondamentali del vero amore è la libertà. In un mondo dove il bene continua a essere censurato, a beneficio di un "male" invece ampiamente assecondato e pubblicizzato, Missione Paradiso ricorda che l'amore di Dio, assolutamente inclusivo e per niente esclusivo, non censura ed è l'unico, da sempre, a lasciare le persone libere di instaurare o meno una relazione, non discutibile in quanto personale, con Dio.

Fonti

 

Articolo scritto il 23/02/2021 da Di Martino Carlo

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