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Belgio: via libera all'Eutanasia per i bambini

Dal febbraio 2014 il Parlamento belga ha dato il via libera alla modifica della legge del 2002, che rendeva legale l‘Eutanasia sugli adulti, estendendola adesso anche ai minori. La “dolce morte” richiedibile dai bambini, ad un anno dalla sua legalizzazione, ha destato molto scalpore negli ambienti politici – e non solo – di tutto il mondo. Se da un lato è vero che la pratica veniva già eseguita clandestinamente da infermieri e medici – così come per l’aborto – dall’altro fa riflettere come questa legge si sia rivelata soltanto una manovra di natura ideologica più che pratica: per il minore che volesse ricevere questo “trattamento” occorrono il consenso dei genitori, l’attestazione di malattia grave ed incurabile con “sofferenze che non possono essere placate” ed il pieno possesso delle facoltà mentali (accertate da psicologi e psichiatri).

Ma cosa accadrebbe nel caso in cui, accertato il possesso delle facoltà mentali del minore, i genitori si trovassero in disaccordo? O ancora peggio nel caso in cui l’affidamento del minore fosse di uno solo dei genitori e l’altro si trovasse invece in disaccordo con il trattamento, ma nella condizione di non poter quindi esercitare la patria potestà? Posto che per la legge belga, aspetti di natura decisionale in ambiti di complessa trattazione come quelli civili ed economici (come votare o conseguire il brevetto di guida) non possono essere assunti da minori perché questi risulterebbero non ancora idonei circa la capacità di discernimento, risulta contraddittorio pensare che potenzialmente anche un bambino di 4 anni, possa essere dichiarato idoneo a poter invece ricevere un trattamento che porrebbe fine alla sua esistenza, perché nel pieno delle sue facoltà mentali. Come se non bastasse è ragionevole ritenere che gli ultimi ritrovati farmacologici possano essere un valido rimedio alle sofferenze di natura fisica. Certo, il dibattito ideologico ha spaccato le fazioni in due grandi filoni di pensiero tra i pro eutanasia e i contro, tuttavia riteniamo che il buon senso collettivo, che dovrebbe accomunare tutti, sia per propria natura spontaneamente orientato a considerare l’idea di poter autorizzare un bambino a decidere di morire come raccapricciante, a prescindere dallo schieramento politico e/o ideologico.

Più che concentrarsi sul come porre fine alla vita per porre fine alle sofferenze, sarebbe maggiormente ragionevole concentrarsi sul fornire agli infermi un balsamo per le ferite interiori, condizione ben più dolorosa specie quando nei bambini. Vi lasciamo con una riflessione di Sir Jonathan Hutchinson, medico inglese del ‘900. «Signore liberaci Dal troppo zelo per le novità; dall’anteporre la cultura alla saggezza; la scienza all’arte; l’intelligenza al buon senso; dal curare i malati come se fossero malattie; dal rendere la guarigione più penosa del persistere del morbo.»

Articolo scritto il 19/03/2015 da Notizie dal fronte

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