Il Parti Quebecois, partito politico della provincia del Quebec (Canada), ha recentemente proposto la promulgazione di una “Carta dei valori”, che se approvata non permetterebbe ai dipendenti pubblici di indossare simboli religiosi. Lo scopo è quello di promuovere un ateismo di Stato; secondo i promotori della Carta, infatti, così come lo Stato è laico, allo stesso modo i suoi dipendenti dovrebbero, sul luogo di lavoro, non indossare simboli identificativi della loro fede. Sarebbe così proibito portare, ad esempio, il velo islamico, la kippah ebraica o la croce cristiana. Molti leader religiosi affermano che ciò violi le libertà civili di una parte del Canada, che ha già trascorso anni bui a causa della triste accoglienza riservata alle minoranze religiose e agli immigrati. Le categoria a cui sarà proibito indossare crocifissi, turbanti, burqa o hijab saranno i dipendenti pubblici, i poliziotti, gli insegnanti, i giudici, il personale ospedaliero e gli operatori carcerari che già adesso sono costretti ad indossare simboli religiosi piuttosto discreti e di piccole dimensioni. Vi è già stato un incontro fra una delegazione ebraica e il ministero per le istituzioni democratiche in cui i primi hanno affermato, ovviamente, che non occorre cancellare i simboli religiosi per lavorare in maniera imparziale per lo Stato e Harvey Levine, presidente di un’organizzazione ebraica, ha affermato come la Carta dei valori miri a rimuovere le libertà religiose, tentando di imporre regole sui valori della fede. Benchè alcuni sociologhi canadesi non temano che possano nascere disordini in seguito a tali provvedimenti, le parole del religioso Pierre Andrè Fournier sono state ben accette da una percentuale non esigua dei canadesi, in quanto Fournier ha dichiarato che “negare l’esposizione dei simboli religiosi equivale a negare una parte importante del patrimonio nazionale, in nome di un ateismo ufficiale. Non può esserci un ateismo ufficiale più di quanto non può esserci una religione ufficiale. Anzi, un ateismo ufficiale diventa come una religione, sotto un’altra forma, che non rispetta né la nostra storia, né il nostro patrimonio. […] Lo Stato deve proteggere la libertà di religione, non limitarla, altrimenti come possiamo difendere i cristiani in Egitto se poi, nel nostro Paese, abbiamo queste restrizioni?”. Se davvero, dunque, indossare taluni simboli religiosi diventerà un reato anche nei Paesi Occidentali, tutti coloro i quali lavorano per lo Stato, credono in un Dio e serbano ancora nel cuore la speranza di una vita eterna, potrebbero ritrovarsi nell’aula di un tribunale per aver indossato una croce o un qualsiasi altro simbolo di fede. Come duemila anni fa, quando i primi cristiani vennero perseguitati a causa della loro fede e già allora risuonavano nelle loro menti le profezie di Cristo, allo stesso modo non possiamo non considerarle adatte a descrivere ancora oggi tali tristi risvolti storici. Fu infatti proprio Gesù ad affermare: “Guardatevi dagli uomini perché vi metteranno in mano ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per servire di testimonianza davanti a loro e ai pagani”
Articolo scritto il 25/09/2014 da Notizie dal fronte
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