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Marocco: musulmano si converte e viene arrestato

Un giovane marocchino del villaggio di Ain Aicha è stato condannato a due anni e mezzo di prigione per aver abbandonato la religione islamica in favore del cristianesimo. Picchiato giornalmente dai compagni di prigionia per la sua fede, è stato trasferito recentemente in una cella individuale, costretto a vivere nell’isolamento mentre la sua famiglia segue la sua stessa sorte, evitata e disprezzata da tutti nel villaggio.

La prima settimana di ottobre è iniziato il processo di appello a Fés; nel frattempo un gruppo di marocchini cerca di raccogliere cinquemila firme per inviare una petizione al re Mohammed VI. La petizione recita: “Sua Maestà protettore dei diritti e delle libertà dei cittadini, il popolo marocchino la sollecita a garantire la libertà di culto e coscienza in Marocco”.

In Marocco soltanto l’1% della popolazione non è di religione musulmana; i cristiani marocchini non possono però andare in chiesa, sposarsi o seppellire i defunti con il rito cristiano e ad Aprile il Consiglio superiore degli ulema del Marocco ha addirittura chiesto di introdurre la pena di morte per apostasia, ovvero per l’abbandono della propria religione. Il Paese, però, è considerato moderato poiché la Costituzione dovrebbe garantire a tutti il libero esercizio dei culti, ma in realtà soltanto gli stranieri possono essere cristiani e chi si converte è punito dall’articolo 220 del Codice penale, che prevede il pagamento di una multa da 100 a 500 dirham e pene dai sei mesi ai tre anni.

Articolo scritto il 25/09/2014 da Notizie dal fronte